NAPOLI, 09 GIUGNO 2006
– Il Gruppo del Nuovo Psi è salvo. Il
consigliere Grimaldi è riuscito a mantenere in piedi,
attraverso un escamotage di rattoppo, certamente surrettizio
rispetto al dettato regolamentare, il suo “distacchificio
a conduzione familiare”. In questo modo continuerà
a detenere una entità di benefici e privilegi che nessun
altro Consigliere detiene.
Pertanto la vicenda, come risulta evidente, è stata
tutt’altro che politica. Piuttosto risulta essenzialmente
mirata ad evitare la perdita della gestione “autoreferenziale”
di un “pacchetto” di benefici (uomini –
anche familiari – strumenti e risorse finanziarie).
La Commissione “Regolamento” e la Presidente Lonardo,
a parte una difesa della Cdl basata sulla interpretazione
più di ordine politico che giuridico, ha fatto emergere
una interpretazione letterale del dettato regolamentare (art.
14), riconoscendo la necessità di almeno due consiglieri
per l’esistenza di un gruppo consiliare.
A questo punto l’atteggiamento querulo del consigliere
Grimaldi avrebbe determinato un “prestito” tecnico
necessario alla sopravvivenza del gruppo consiliare del Nuovo
Psi, resa oltremodo possibile anche da compiacenti ritardi
ed alchimie procedurali.
Il consigliere Grimaldi, pur di perseguire questo obiettivo,
non si è risparmiato nell’avanzare accuse di
trasformismo, che vanno rispedite al mittente in quanto la
scelta di uscire dal Nuovo Psi è stata determinata
da incontestabili motivazioni di ordine politico. L’accusa
di trasformismo, o per meglio dire travestitismo, è
da attribuire in modo evidentemente più calzante, al
corso politico soprattutto dell’ultimo anno del Nuovo
Psi. Infatti la volontà simulata di perseguire l’unità
dei socialisti, nel mentre si è lavorato in concreto
per un obiettivo opposto, si è coronata con una innaturale
alleanza elettorale con la Democrazia Cristiana (visti gli
esiti nefasti, sgradita anche agli elettori); elementi, questi,
di per sé sufficienti a rispedire al mittente le infondate
accuse.
Se a ciò si aggiunge la personalistica gestione del
gruppo consiliare, avvezzo a decisioni eteronome, teleguidate,
lesive di ogni forma di partecipazione e collegialità,
con evidente limitazione degli altri consiglieri componenti
del gruppo, ed in particolare l’ostruzionismo messo
in campo per impedire il naturale accesso al Gruppo del consigliere
Manzi, allo scopo di preservare l’assetto più
funzionale alla gestione parrocchiale, risultano ancora più
evidenti i motivi per i quali sono stato costretto a lasciare
il Nuovo Psi ed a dichiararmi indipendente.
Si è trattato pertanto di un’uscita che si è
configurata non solo come legittima, ma opportuna e necessaria.
A seguito di ciò, la confluenza nel Gruppo Misto è
risultata automatica e non può configurarsi assolutamente
come un passaggio alla Maggioranza, come del resto è
rilevabile nei fatti dalla personale azione critica messa
in campo in Consiglio, nella Commissione, sulla stampa e in
televisione.
Risultano pertanto evidentemente infondati i dubbi relativi
alla legittimità politica della mia Presidenza alla
Commissione “Controllo”. Ove mai si fosse creata
una condizione del genere, non avrei atteso, comunque, i rilievi
di Grimaldi, ma penso di possedere una sufficiente dose di
sensibilità politica, che mi avrebbe indotto ad adottare
volontariamente ed unilateralmente le consequenziali decisioni.
VERSIONE ANALITICA DEL COMUNICATO,
POI SUCCESSIVAMENTE SINTETIZZATO ED INVIATO A TUTTI GLI ORGANI
DI STAMPA:
(PER UN ESEMPIO DI "WORK IN
PROGRESS")
TITOLO
IL TRASFORMISMO DEL NUOVO PSI
Sommario
Rimandate al mittente le accuse di trasformismo. L’on.
Peluso attacca il consigliere Grimaldi: “Ora vi spiego
le vere ragioni della polemica”
Premessa
Di fronte alle esternazioni lette di recente sugli organi
di stampa, a firma del consigliere regionale Massimo Grimaldi,
in merito alla decisione del Presidente del Consiglio regionale
di sciogliere, ai sensi del regolamento, il gruppo consiliare
del Nuovo Psi, sono rimasto senza parole.
Con tutta la mia buona volontà e dopo notevoli sforzi,
non sono riuscito a ricordare di aver letto affermazioni più
infondate ed inconsistenti di queste.
Par. I - Il fatto
La Commissione Regolamento, convocata ben due volte
in merito alla vicenda dello scioglimento del Gruppo consiliare
Nuovo Psi, ha evidenziato, e non poteva essere altrimenti,
una interpretazione letterale del dettato regolamentare (art.
14), riconoscendo la necessità di almeno due Consiglieri
per l’esistenza di un Gruppo consiliare.
Non è mancata una difesa d’ufficio da parte della
Cdl, basata su una interpretazione diversa dello stesso Regolamento,
interpretazione più di ordine politico che giuridico.
E’ emerso con chiarezza, di contro, l’orientamento
in linea con l’interpretazione letterale operata dal
Presidente del Consiglio regionale, che avrebbe dovuto formalizzare
lo scioglimento del gruppo. Cosa che peraltro si è
procrastinata in merito a strane alchimie ed ad alcuni ritardi.
A questo punto, pur di mantenere in vita il gruppo, conservando
così a tutti i costi i benefici scaturenti dalla sussistenza
consiliare del gruppo stesso, il consigliere Grimaldi, querulo,
non ha esitato a chiedere pedissequamente e pleonasticamente
soccorso alla Cdl, che sembrerebbe intenzionata a voler correre
in soccorso del moribondo, prestando “tecnicamente”
un consigliere al Nuovo Psi, al fine di scongiurarne l’estinzione.
Par. II - Decisione politica
La scelta di uscire dal gruppo consiliare del
Nuovo P.S.I. è stata determinata da cogenti motivazioni
di ordine politico.
Quando, agli inizi di marzo scorso, presi la decisione di
uscire dal gruppo del Nuovo Psi, la scelta fu determinata
da motivazioni di ordine squisitamente politico. Per questo
motivo non permetto a nessuno di alludere ad azioni di “trasformismo”.
Nel comunicato stampa del 9 marzo scorso, che motivava la
scelta di lasciare il gruppo, facevo esplicito riferimento
ad una gestione scandalosamente verticistica della politica
del Nuovo P.S.I.; alla volontà simulata negli ultimi
mesi di perseguire “l’unità del socialisti”,
nel mentre si lavorava, invece, su un obiettivo opposto; alla
sostanziale esclusione di tanti compagni dai processi decisionali,
relativamente alla innaturale alleanza elettorale con la Democrazia
Cristiana (e i risultati elettorali di qualche giorno fa mi
hanno dato inequivocabilmente ragione); alla questione degli
uomini da candidare, anche in merito alla esclusione di alcuni
dirigenti di partito di notevole spessore, che hanno lavorato
per anni alla crescita del partito e l’assenza (voluta)
di un sereno confronto, che di fatto hanno frustrato le giuste
aspettative di meritevoli compagni, che pur hanno sostanziosamente
contribuito al clamoroso successo politico-elettorale delle
ultime regionali;
l’imposizione di altri candidati, (vedasi il caso Del
Bue) insindacabilmente ascrivibili ad una logica colonialistica,
che divengono oltremodo insopportabili per la base del partito
e che costituiscono una operazione che di socialista ha veramente
poco!
Se a ciò si aggiunge anche la personalistica gestione
del gruppo consiliare, che con decisioni teleguidate –
affermavo nel comunicato stampa - dalla oligarchia del partito
(per altro illegittime e contrastanti in modo palese con il
regolamento di gruppo), decisioni adottate unilateralmente
senza la necessaria partecipazione e collegialità,
con conseguente mortificazione degli altri consiglieri componenti
del gruppo; l’azione dilatoria attivata per impedire
il naturale accesso al gruppo del consigliere Francesco Manzi,
allo scopo di preservare l’attuale assetto più
rispondente e funzionale alla gestione parrocchiale, che ha
di fatto ingessato il partito e per tanti altri motivi che
non ho menzionato per non ingenerare ulteriori inutili polemiche,
mi sono detto costretto a lasciare, mio malgrado, il gruppo
consiliare del nuovo P.S.I., e a dichiararmi indipendente.
Par. III - La mia odierna posizione
Da quanto detto in precedenza ne consegue la mia odierna e
naturale collocazione nel Gruppo Misto, che sicuramente non
è un gruppo di maggioranza. E con questo rispondo anche
a chi ha timidamente sollevato dubbi sulla legittimità
dell’assegnazione della Presidenza della Commissione
Controllo, in virtù di presunti “accordi istituzionali”
ad un consigliere di maggioranza.
Ma chi ha detto che il Gruppo Misto è un gruppo di
Maggioranza?
Par. IV - La legittimità
della sussistenza del gruppo consiliare Nuovo PSI
Per quanto concerne, invece, la presunta illegittimità
dello scioglimento del gruppo del Nuovo PSI, a parte la riflessione
di ordine grammaticale, per cui risulterebbe contraddizione
in termini il tentativo di continuare a definire il Consigliere
Grimaldi “Gruppo”, a meno che non si diagnostichi
una patologia schizofrenica cosiddetta della “mente
frantumata” o della “scissione cognitiva”,
problema che peraltro rientrerebbe nel novero della letteratura
psicologica e non una questione relativa alla legittimità
normativa della scelta dello scioglimento del gruppo, non
credo sussista alcun dubbio in merito. Né la norma,
chiara, pacifica, dà adito ad interpretazioni di sorta.
Il vecchio Regolamento, in sostanza, all’articolo 14
fissava in due il numero minimo di consiglieri necessario
per la costituzione di un gruppo consiliare. Il nuovo Regolamento
ha portato a 5 il numero minimo di Consiglieri per la costituzione
di un gruppo. La ragione di questa scelta, peraltro votata
alla unanimità dal Consiglio Regionale, è stata
determinata dalla volontà di evitare la frammentazione
in seno al Consiglio e di contenere le spese.
L’articolo 14 del nuovo Regolamento, ha previsto, inoltre,
una deroga per i gruppi già costituiti al momento della
sua entrata in vigore, per consentire di tenere in vita gruppi
consiliari composti anche da soli due consiglieri.
Ora la questione è di una semplicità sconcertante.
Il consigliere Grimaldi faccia sapere al Consiglio da quale
versione del Regolamento preferisce essere “regolamentato”.
Perché in ogni caso, anche nella misura in cui si convenisse
che la questione dovesse essere, in deroga, regolamentata
“in deroga” facendo riferimento al vecchio regolamento,
non ci sarebbero le condizioni perché il gruppo del
Nuovo PSI continuasse a sopravvivere in seno al Consiglio.
A dispetto di ciò, nel suo eccesso di zelo, il presidente
Lonardo è stata oltremodo corretta nel convocare la
Commissione “Regolamento”, al fine di acquisire,
in merito alla questione, un ulteriore parere, che, ciò
nonostante, si configura come consultivo, non obbligatorio
e che non poteva non essere inevitabilmente scontato, sulla
vicenda: il gruppo non ha più ragione di sussistere.
Epilogo - Le ragioni vere della
polemica
Noi siamo convinti che la questione non sia politica, ma rientri
in un tentativo di mantenere in piedi una sorta di “distacchificio
a conduzione familiare” sostanzialmente improduttivo.
E nello specifico credo che il tentativo miri ad evitare il
rischio che lo scioglimento del gruppo metta a rischio la
“comoda” posizione di distacco degli stretti familiari
dello stesso consigliere Grimaldi.
Il mio timore, allora, è che la preoccupazione sia
tutt’altro che di ordine politico, ma piuttosto relativa
al tentativo di evitare la perdita di una gestione auto-referenziale
nell’ambito della quale si esaurisce, in buona sostanza,
l’impegno politico del nuovo PSI.