Ufficio Stampa e Supporto Legislativo
on. Antonio Peluso, cons. regionale e Presidente Commissione Consiliare Speciale per il Controllo Attività della Regione e Verifica Attuazione Indirizzi Politico-Programmatici

Consiglio Regionale della Campania

 

COMUNICATO STAMPA

 

IL TRASFORMISMO DEL NUOVO PSI

 

Rimandate al mittente le accuse di trasformismo.
“Ciò che il Grimaldi vuole mantenere in vita – tuona Peluso – non è il gruppo consiliare del Nuovo Psi, ma un distacchificio a conduzione familiare”

NAPOLI, 09 GIUGNO 2006 – Il Gruppo del Nuovo Psi è salvo. Il consigliere Grimaldi è riuscito a mantenere in piedi, attraverso un escamotage di rattoppo, certamente surrettizio rispetto al dettato regolamentare, il suo “distacchificio a conduzione familiare”. In questo modo continuerà a detenere una entità di benefici e privilegi che nessun altro Consigliere detiene.
Pertanto la vicenda, come risulta evidente, è stata tutt’altro che politica. Piuttosto risulta essenzialmente mirata ad evitare la perdita della gestione “autoreferenziale” di un “pacchetto” di benefici (uomini – anche familiari – strumenti e risorse finanziarie).
La Commissione “Regolamento” e la Presidente Lonardo, a parte una difesa della Cdl basata sulla interpretazione più di ordine politico che giuridico, ha fatto emergere una interpretazione letterale del dettato regolamentare (art. 14), riconoscendo la necessità di almeno due consiglieri per l’esistenza di un gruppo consiliare.
A questo punto l’atteggiamento querulo del consigliere Grimaldi avrebbe determinato un “prestito” tecnico necessario alla sopravvivenza del gruppo consiliare del Nuovo Psi, resa oltremodo possibile anche da compiacenti ritardi ed alchimie procedurali.
Il consigliere Grimaldi, pur di perseguire questo obiettivo, non si è risparmiato nell’avanzare accuse di trasformismo, che vanno rispedite al mittente in quanto la scelta di uscire dal Nuovo Psi è stata determinata da incontestabili motivazioni di ordine politico. L’accusa di trasformismo, o per meglio dire travestitismo, è da attribuire in modo evidentemente più calzante, al corso politico soprattutto dell’ultimo anno del Nuovo Psi. Infatti la volontà simulata di perseguire l’unità dei socialisti, nel mentre si è lavorato in concreto per un obiettivo opposto, si è coronata con una innaturale alleanza elettorale con la Democrazia Cristiana (visti gli esiti nefasti, sgradita anche agli elettori); elementi, questi, di per sé sufficienti a rispedire al mittente le infondate accuse.
Se a ciò si aggiunge la personalistica gestione del gruppo consiliare, avvezzo a decisioni eteronome, teleguidate, lesive di ogni forma di partecipazione e collegialità, con evidente limitazione degli altri consiglieri componenti del gruppo, ed in particolare l’ostruzionismo messo in campo per impedire il naturale accesso al Gruppo del consigliere Manzi, allo scopo di preservare l’assetto più funzionale alla gestione parrocchiale, risultano ancora più evidenti i motivi per i quali sono stato costretto a lasciare il Nuovo Psi ed a dichiararmi indipendente.
Si è trattato pertanto di un’uscita che si è configurata non solo come legittima, ma opportuna e necessaria. A seguito di ciò, la confluenza nel Gruppo Misto è risultata automatica e non può configurarsi assolutamente come un passaggio alla Maggioranza, come del resto è rilevabile nei fatti dalla personale azione critica messa in campo in Consiglio, nella Commissione, sulla stampa e in televisione.
Risultano pertanto evidentemente infondati i dubbi relativi alla legittimità politica della mia Presidenza alla Commissione “Controllo”. Ove mai si fosse creata una condizione del genere, non avrei atteso, comunque, i rilievi di Grimaldi, ma penso di possedere una sufficiente dose di sensibilità politica, che mi avrebbe indotto ad adottare volontariamente ed unilateralmente le consequenziali decisioni.

 

VERSIONE ANALITICA DEL COMUNICATO, POI SUCCESSIVAMENTE SINTETIZZATO ED INVIATO A TUTTI GLI ORGANI DI STAMPA:

(PER UN ESEMPIO DI "WORK IN PROGRESS")

TITOLO
IL TRASFORMISMO DEL NUOVO PSI


Sommario
Rimandate al mittente le accuse di trasformismo. L’on. Peluso attacca il consigliere Grimaldi: “Ora vi spiego le vere ragioni della polemica”

Premessa
Di fronte alle esternazioni lette di recente sugli organi di stampa, a firma del consigliere regionale Massimo Grimaldi, in merito alla decisione del Presidente del Consiglio regionale di sciogliere, ai sensi del regolamento, il gruppo consiliare del Nuovo Psi, sono rimasto senza parole.
Con tutta la mia buona volontà e dopo notevoli sforzi, non sono riuscito a ricordare di aver letto affermazioni più infondate ed inconsistenti di queste.

Par. I - Il fatto
La Commissione Regolamento, convocata ben due volte in merito alla vicenda dello scioglimento del Gruppo consiliare Nuovo Psi, ha evidenziato, e non poteva essere altrimenti, una interpretazione letterale del dettato regolamentare (art. 14), riconoscendo la necessità di almeno due Consiglieri per l’esistenza di un Gruppo consiliare.
Non è mancata una difesa d’ufficio da parte della Cdl, basata su una interpretazione diversa dello stesso Regolamento, interpretazione più di ordine politico che giuridico.
E’ emerso con chiarezza, di contro, l’orientamento in linea con l’interpretazione letterale operata dal Presidente del Consiglio regionale, che avrebbe dovuto formalizzare lo scioglimento del gruppo. Cosa che peraltro si è procrastinata in merito a strane alchimie ed ad alcuni ritardi.
A questo punto, pur di mantenere in vita il gruppo, conservando così a tutti i costi i benefici scaturenti dalla sussistenza consiliare del gruppo stesso, il consigliere Grimaldi, querulo, non ha esitato a chiedere pedissequamente e pleonasticamente soccorso alla Cdl, che sembrerebbe intenzionata a voler correre in soccorso del moribondo, prestando “tecnicamente” un consigliere al Nuovo Psi, al fine di scongiurarne l’estinzione.

Par. II - Decisione politica
La scelta di uscire dal gruppo consiliare del Nuovo P.S.I. è stata determinata da cogenti motivazioni di ordine politico.
Quando, agli inizi di marzo scorso, presi la decisione di uscire dal gruppo del Nuovo Psi, la scelta fu determinata da motivazioni di ordine squisitamente politico. Per questo motivo non permetto a nessuno di alludere ad azioni di “trasformismo”.
Nel comunicato stampa del 9 marzo scorso, che motivava la scelta di lasciare il gruppo, facevo esplicito riferimento ad una gestione scandalosamente verticistica della politica del Nuovo P.S.I.; alla volontà simulata negli ultimi mesi di perseguire “l’unità del socialisti”, nel mentre si lavorava, invece, su un obiettivo opposto; alla sostanziale esclusione di tanti compagni dai processi decisionali, relativamente alla innaturale alleanza elettorale con la Democrazia Cristiana (e i risultati elettorali di qualche giorno fa mi hanno dato inequivocabilmente ragione); alla questione degli uomini da candidare, anche in merito alla esclusione di alcuni dirigenti di partito di notevole spessore, che hanno lavorato per anni alla crescita del partito e l’assenza (voluta) di un sereno confronto, che di fatto hanno frustrato le giuste aspettative di meritevoli compagni, che pur hanno sostanziosamente contribuito al clamoroso successo politico-elettorale delle ultime regionali;
l’imposizione di altri candidati, (vedasi il caso Del Bue) insindacabilmente ascrivibili ad una logica colonialistica, che divengono oltremodo insopportabili per la base del partito e che costituiscono una operazione che di socialista ha veramente poco!
Se a ciò si aggiunge anche la personalistica gestione del gruppo consiliare, che con decisioni teleguidate – affermavo nel comunicato stampa - dalla oligarchia del partito (per altro illegittime e contrastanti in modo palese con il regolamento di gruppo), decisioni adottate unilateralmente senza la necessaria partecipazione e collegialità, con conseguente mortificazione degli altri consiglieri componenti del gruppo; l’azione dilatoria attivata per impedire il naturale accesso al gruppo del consigliere Francesco Manzi, allo scopo di preservare l’attuale assetto più rispondente e funzionale alla gestione parrocchiale, che ha di fatto ingessato il partito e per tanti altri motivi che non ho menzionato per non ingenerare ulteriori inutili polemiche, mi sono detto costretto a lasciare, mio malgrado, il gruppo consiliare del nuovo P.S.I., e a dichiararmi indipendente.

Par. III - La mia odierna posizione
Da quanto detto in precedenza ne consegue la mia odierna e naturale collocazione nel Gruppo Misto, che sicuramente non è un gruppo di maggioranza. E con questo rispondo anche a chi ha timidamente sollevato dubbi sulla legittimità dell’assegnazione della Presidenza della Commissione Controllo, in virtù di presunti “accordi istituzionali” ad un consigliere di maggioranza.
Ma chi ha detto che il Gruppo Misto è un gruppo di Maggioranza?

Par. IV - La legittimità della sussistenza del gruppo consiliare Nuovo PSI
Per quanto concerne, invece, la presunta illegittimità dello scioglimento del gruppo del Nuovo PSI, a parte la riflessione di ordine grammaticale, per cui risulterebbe contraddizione in termini il tentativo di continuare a definire il Consigliere Grimaldi “Gruppo”, a meno che non si diagnostichi una patologia schizofrenica cosiddetta della “mente frantumata” o della “scissione cognitiva”, problema che peraltro rientrerebbe nel novero della letteratura psicologica e non una questione relativa alla legittimità normativa della scelta dello scioglimento del gruppo, non credo sussista alcun dubbio in merito. Né la norma, chiara, pacifica, dà adito ad interpretazioni di sorta.
Il vecchio Regolamento, in sostanza, all’articolo 14 fissava in due il numero minimo di consiglieri necessario per la costituzione di un gruppo consiliare. Il nuovo Regolamento ha portato a 5 il numero minimo di Consiglieri per la costituzione di un gruppo. La ragione di questa scelta, peraltro votata alla unanimità dal Consiglio Regionale, è stata determinata dalla volontà di evitare la frammentazione in seno al Consiglio e di contenere le spese.
L’articolo 14 del nuovo Regolamento, ha previsto, inoltre, una deroga per i gruppi già costituiti al momento della sua entrata in vigore, per consentire di tenere in vita gruppi consiliari composti anche da soli due consiglieri.
Ora la questione è di una semplicità sconcertante. Il consigliere Grimaldi faccia sapere al Consiglio da quale versione del Regolamento preferisce essere “regolamentato”. Perché in ogni caso, anche nella misura in cui si convenisse che la questione dovesse essere, in deroga, regolamentata “in deroga” facendo riferimento al vecchio regolamento, non ci sarebbero le condizioni perché il gruppo del Nuovo PSI continuasse a sopravvivere in seno al Consiglio.
A dispetto di ciò, nel suo eccesso di zelo, il presidente Lonardo è stata oltremodo corretta nel convocare la Commissione “Regolamento”, al fine di acquisire, in merito alla questione, un ulteriore parere, che, ciò nonostante, si configura come consultivo, non obbligatorio e che non poteva non essere inevitabilmente scontato, sulla vicenda: il gruppo non ha più ragione di sussistere.

Epilogo - Le ragioni vere della polemica
Noi siamo convinti che la questione non sia politica, ma rientri in un tentativo di mantenere in piedi una sorta di “distacchificio a conduzione familiare” sostanzialmente improduttivo. E nello specifico credo che il tentativo miri ad evitare il rischio che lo scioglimento del gruppo metta a rischio la “comoda” posizione di distacco degli stretti familiari dello stesso consigliere Grimaldi.
Il mio timore, allora, è che la preoccupazione sia tutt’altro che di ordine politico, ma piuttosto relativa al tentativo di evitare la perdita di una gestione auto-referenziale nell’ambito della quale si esaurisce, in buona sostanza, l’impegno politico del nuovo PSI.

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