J'avante

S.Giovanni a Teduccio: Progetto scuola aperta 94-95

L’associazione Figli in famiglia nasce il 4 marzo 1993 a seguito di una attenta analisi del territorio ed indirizza la propina attenzione alle problematiche familiari insorte per inadempienze, carenze e mancanza di cultura soprattutto da parte dei genitori e degli “ambienti famiglia” in genere.
“La situazione qui a S.Giovanni è abbastanza urgente - afferma don Gaetano Romano, parroco della parrocchia Maria Immacolata Assunta in Celo e grande animatore e mecenate del progetto in questione - e quest’opera sociale vuole essere la realizzazione di un’ansia di carità e di solidarietà con chi subisce l’ingerenza dei mali del quartiere”.
L’associazione nasce e si sviluppa in un ambiente come il quartiere di S.Giovanni a Teduccio, dove impera la delinquenza con la conseguente sottocultura, abbonda l’ignoranza, , la superstizione ed è assente ogni forma associativa sia essa culturale, politica e sociale, carenze queste che fanno insorgere diffidenze tra le persone, invidia ed insani arrivismi tra i minori ed i giovani, forti contrasti generazionali e abbandono delle tradizioni senza l’acquisizione di nuovi valori.
L’elevato tasso di analfabetismo della zona crea l’humus necessario alla proliferazione di delinquenza e di situazioni di dubbia moralità o ai margini della legalità.
E’ appunto a questo aspetto che l’associazione si è rivolta e si rivolge nel tentativo di formare i minori alla cultura e alla convivenza civile per far si che si gettino le basi per una situazione ambientale migliore.
I minori residenti nel quartiere sono di fatto tutti ad alto rischio poiché vengono quotidianamente a contatto con situazioni di violenza verbale e morale.
Si faceva sempre più impellente, quindi, l’urgenza di porre degli argini a questa ondata di degrado socio-culturale e, dal momento che la scuola rappresenta di fatto l’agenzia educativa che riveste maggiori possibilità di incidenza psico-pedagogica, si è pensato ad un progetto che è stato realizzato con successo per il secondo anno consecutivo: “Estate Scuola Aperta”, ospitato nei locali della Scuola Media Statale “Nino Cortese” sita in via Ferrante Imparato, numero 152 Napoli; progetto che ha impegnato più di duecento alunni, più di 150 volontari tra cui circa cinquanta insegnanti e alcuni obiettori di coscienza della preziosa Caritas Diocesana. Gli effetti prodotti alla fine dell’esperienza sono risultati fortemente incoraggianti: si è favorita la socializzazione grazie al gioco a squadre, ai gruppi di studio e di lavoro manuale; si è notato che i ragazzi hanno imparato a distribuire attività ed energie nell’arco di tempo della giornata anche dal punto di vista igienico; l’aria ludica è stata legata all’ultimo momento quella giornata sia per evitare il gioco nelle ore più calde, sia per permettere ai ragazzi di fare la doccia tornando a casa poiché nella scuola non era possibile farlo.
I ragazzi hanno gradito il contatto con la natura (hanno trasformato alcuni prati in giardini ed orti sotto la guida di volontari contadini) e di conseguenza hanno acquistato rispetto per essa. Usufruendo quotidianamente dei locali della scuola hanno imparato ad amarla ed a rispettare gli ambienti e le suppellettili che abitualmente ignoravano; grazie alle visite guidate ai monumenti cittadini hanno scoperto le ricchezze artistiche della loro città e nei gruppi di lavoro hanno ampliamente dimostrato che l’apprendimento di alcune discipline generalmente ostiche come la storia e la matematica venivano coltivate con maggiore entusiasmo ed interesse .
Per non parlare dei vari laboratori, dei vari progetti sperimentali e di tutto quello che in questo mese se è riusciti a realizzare in un fecondo feedback interattivo che ha stimolato operatori e alunni a fare e a dare sempre di più.
“Questa la necessità - afferma Carmela Manco, segretaria dell’associazione e vulcano in continua eruzione di entusiasmo e di gioia di fare - che ci ha spinti a distendere il progetto “Estate Scuola Aperta” a tutto l’anno orientando il progetto in modo specifico perché si faccia garante ed araldo delle istanze di cui sopra, atteso a combattere strenuamente: 1) i segni di scrollamento-rottura nelle tessere del mosaico formale ed informale del sistema formativo: 2) la disintegrazione del sistema formativo che partorisce inevitabilmente una cultura dell’isolamento e della solitudine con il reale rischio di sostituzione o sovrapposizione di diversi fuochi di influenza deleteria di stampo malavitoso-camorristico; 3) la omologazione, ovvero la riproduzione coatta e fredda delle conoscenze che costringe la scuola a spacciare una moneta cognitiva fuori corso”.
Ecco la dirompente novità: l’interconnessione dei luoghi dell’educare. Tantissime attività che creano interesse che motivano i ragazzi e che fanno appello ai reali bisogni degli alunni di S.Giovanni. Attività, quindi, strettamente interconnesse con quelle didattiche in senso stretto, per tutto l’Anno Scolastico 95-96.
Una scuola, quindi, che si fidanza con l’ambiente, che vive in esso, con esso, per esso.
Tra le tantissime attività, per entrare nello specifico, si prevede la creazione di una Scuola Stabile di Teatro con periodiche rappresentazioni in teatri cittadini, l’istituzione di una vera e propria banda musicale a carattere cittadino con relativa scuola di educazione musicale, la stampa a livello rionale di un giornale di cronaca e di opinione edito in 5000 copie regolarmente registrato al tribunale, un centro sportivo con relative scuole di Basket e Calcetto con numerosi e periodici tornei, lo svolgimento di una colossale Caccia al Tesoro prevista per settembre prossimo, per tutta la città di Napoli e tante altre iniziative progettate e aggiustate in itinere.
E’ il primo progetto educativo-didattico - alla faccia di chi mi contestò J’Accuse per inscritto e verbalmente e di chi, ah! le code di paglia, si sentì mortalmente offeso pur non avendo capito un tubo grazie all’abisso della sua ignoranza e alla coltre spessa un chilometro che come caligine gli offuscava la già precaria vista - che realizza concretamente il modello a nuovo indirizzo teorizzato da Franco Frabboni; un modello che attualizza e storicizza ruolo sociale e qualità cognitiva della scuola nella misura in cui equipaggia (specializza) i propri percorsi internazionali e culturali per contrastare e sterilizzare i possibili effetti/notte provocati dall’irruzione di un sistema culturale a domanda individuale (i pericoli sono due: isolamento/solitudine e la dittatura degli alfabeti i cronici e scritti) e dall’avvento di un sistema formativo policentrico (pericolo è che il territorio venga disseminato e occupato da agenzie di “mercato” effimere e non intenzionalmente formative a scapito di quelle permanenti e storiche).
Strategia delle classi aperte, inoltre, pedagogia delle classi eterogenee e strategia del credito didattico.
Scuola, insomma, con la “s” maiuscola, che riveste pienamente il suo ruolo di universo formativo, che forma la persona, che dà ad essa un dignità troppo spesso calpestata, che mette al centro l’uomo, sintesi e macrocosmo di una civiltà violata.


Da 'Afragola oggi' del 30-07-1995


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