Il tunnel della pazzia

Ex manicomio di Napoli, Leonardo Bianchi

A seguito della riforma psichiatrica, datata 1983, tutte le strutture manicomiali, dovevano essere chiuse. Doveva essere il destino dell’ex manicomio provinciale “Leonardo Bianchi”, da anni al centro di roventi polemiche, oggetto peraltro, di numerosi blitz delle forse dell’ordine. La struttura è immensa, una città costruita sapientemente, strutturalmente composita, immersa nel verde. “E’ vero - affermano alcuni medici dell’ospedale - la struttura è architettata bene, ma ora è divenuta il santuario dell’abbandono e della pazzia del legislatore”. Il numero dei pazienti si è ridotto - afferma un’infermiera del reparto “Rosso”; oggi ne sono circa seicento, a dispetto delle diverse migliaia di qualche anno fa. Il degrado avanza sempre più, le strutture cadono a pezzi, e ormai da anni non si compiono lavori di restauro -. “Le strutture alternative stentano ad essere realizzate - afferma un medico del reparto maschile - e alcune di esse, tipo le case famiglia, sono difficile da attuare”. “Noi facciamo del nostro meglio - siamo però vincolati dall’inefficienza strutturale che incombe sul nostro operato”. Molti dei pazienti non hanno altri punti di riferimento, abbandonati da tutto e da tutti, e tremano di fronte all’eventuale chiusura del presidio psichiatrico. “Cerchiamo continuamente di rendere questa cattedrale nel deserto un luogo accogliente e vivibile - afferma un’infermiera del “reparto 10” - spesso autotassandoci per dare forma a diverse iniziative, come la costruzione di presepi e la pittura murale, per cercare di rendere meno squallide le pareti anguste del tetro casermone. “Voglio ‘o permesso - afferma Letizia, una paziente del reparto 10 - pecchè aggia da j a casa pe fa e servizie, frateme mme vo bbene e me stà aspettando”.

Dal 'Sud' del 13-04-1996

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