Il pianto dell'innocenza
Afragola
- Degrado, sub-cultura, violenza, abbandono, analfabetismo. Queste
le credenziali di un quartiere ghetto, che puntualmente e regolarmente
assurge agli onori della cronaca.
“Tanto hanno scritto su questo quartiere 219 - afferma don
Ciro Nazzaro, da sei anni parroco della parrocchia di San Michele
Arcangelo - e tutti i cronisti si sono accaniti per quello che io
definisco uno sciacallaggio cronacistico. Poi...il silenzio. E’
sempre così - continua don Ciro - e continuerà ad
essere così. E’ una realtà scomoda, che inchioda
e denuncia il nostro “perbenismo”. Meglio il silenzio.”
Triste e amaro lo sfogo di don Ciro, un “prete di frontiera”
che è costretto a scontrarsi quotidianamente con una realtà
avvilente e deprimente.
“Se c’è degrado - continua don Ciro - bisogna
identificare ed lavoro purtroppo-continua il prof. Tortora - inizia
alle 8,30 e finisce alle 13,30. Dopo il buio”.
Molti ragazzi - incalza la prof.ssa Esposito, docente di matematica
nella stessa scuola - hanno grossi problemi di igiene. Siamo costretti
a lavarli e a dargli da mangiare. Prostituzione minorile? Ma certo,
è un prodotto di questa cultura dello sfruttamento e dell’abbandono”.
“Venti o trenta che io conosco - afferma don Ciro Nazzaro
- ma chissà quanti altri casi che non conosciamo. Per la
maggior parte si tratta di bambini che vivono con parenti e conoscenti.
Si tratta di far lievitare le entrate familiari e se questo è
un buon business...”.
Storie di ordinaria follia di un quartiere abbandonato a se stesso,
dove le uniche istituzioni che sembrano funzionare sono la parrocchia
e la scuola. Opera titanica, donchisciottiana, quella isolare le
cause. A mio avviso c’è bisogno di strumenti, strutture,
uomini. C’è disinteresse diffuso da parte di tutti,
istituzioni comprese. La solita canzone - continua il nostro prete
battagliero - parole, parole e niente fatti”. Inizieremo dalle
Salicelle e finiremo con le Salicelle” - avrebbe proclamato,
nella campagna elettorale, il Sindaco di Afragola a detta di don
Ciro. “Iniziare? - incalza don Ciro - Sarebbe ora!”.
Eppure le cose nel quartiere ghetto, sembrano peggiorare di giorno
in giorno. Molti minori, eredi e vittime di una sottocultura violenta
e disumanizzante, sono utilizzati come corrieri di droga, venditori
di sigarette di contrabbando e prostituiti. Ebbene si. Si tratterebbe
di varie decine di minori dediti alla prostituzione. La notizia
sembra essere confermata dalle istituzioni scolastiche. “Non
mi scandalizzo affatto - afferma il vicepreside della scuola media
“Europa Unita” - di una notizia del genere. Il nostro
di combattere contro i mulini a vento della violenza e della sopraffazione,
dove chi alza di più la voce ha la meglio.
E’ la storia di V., un ragazzino di 15 anni che vive nel quartiere.
Una storia come tante, storia degradante, mortificante, ingiuriante.
Tutta la giornata V. vive con i cani randagi e spesso i parenti
lo costringono a prostituirsi con un parente e con altre persone.
Molte volte, di contro, è stato picchiato e costretto a fare
‘il suo dovere.
“Di fatto noi ci troviamo a sostituire la famiglia che non
c’è - dice il prof. Tortora della ‘Europa Unita’
- e che non ama questi ragazzi. Questi ultimi hanno bisogno di tutto,
iniziando dall’affetto”. “E in verità -
continua la prof.ssa Esposito - in questa scuola facciamo un po’
di tutto. Decine di iniziative, progetti e laboratori, iniziando
dall’aver adottato il quartiere con l’alberazione di
aiuole e strade, corsi di sperimentazione musicale con concerti
al teatro Verdi di Genova. Al di là dei contenuti a noi interessa
umanizzare questi ragazzi, insegnare loro almeno i rudimenti del
vivere civile”.
Pur tuttavia ciò non basta. Il ghetto Salicelle è
un quartiere dove la violenza, in tutte le sue manifestazioni, è
prassi: dove l’abbandono da parte della istituzioni è
un sacramento.
“Chiedo con tutto me stesso che ci si accorga di noi - implora
don Ciro - che non vengano a piantare alberelli per poi fregarsene
dei nostri guai. Lancio questo grido di allarme. Si. E’ grave,
me ne rendo conto; ci sono molti casi di prostituzione minorile.
Sono un uomo di chiesa, sono un prete - proclama il nostro parroco
- e lo grido con tutta la forza che mi rimane; forza che mi spinge
ad andare avanti, che mi spinge a combattere perché gli uomini
comprendano l’immensa dignità di cui sono possessori,
dignità inviolabile, dignità totale e profonda, dignità
di persona”.
Dal 'Sud' del 30-03-1996
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