I patroni di Acerra

Sabato 29 Maggio scorso, si sono conclusi i festeggiamenti in onore dei Santi protettori di Acerra, Cuono e figlio, con un solenne Pontificale in Cattedrale, presieduto da S.E. Mons. Giovanni Rinaldi, Vescovo di Acerra, e con la solenne processione per le vie della città

Acerra - Prima fu legato a testa in giù con una pira accesa di sarmenti, pece e paglia incendiati sotto la testa, che produceva fiamme e fumo e che bruciando toglieva il respiro, poi fu legato sulla graticola arroventata dove il carbone ardente arrostiva le sue carni, poi fu immerso in una caldaia di olio bollente; poi gli mozzarono mani, piedi e venne barbaramente trucidato.
Questo, in poche righe, il martirio subito da Conone e figlio, più conosciuti come san Cuono e Cuniello, originari di Iconio, nella Turchia meridionale ed oggi Santi Patroni della città di Acerra.
Sabato 29 Maggio scorso, si sono conclusi i festeggiamenti in onore dei Santi protettori di Acerra, con un solenne Pontificale in Cattedrale, presieduto da S.E. Mons. Giovanni Rinaldi, Vescovo di Acerra, e con la solenne processione per le vie della città, con la partecipazione del Vescovo, del Clero, delle Autorità e di una numerosissima folla di fedeli.
Una serie di eventi e di iniziative, poi, hanno fatto da cornice a Cuono e Cuniello, amatissimi dagli acerrani, il cui culto si sta riscoprendo perché affonda le sue radici nella identità del popolo acerrano. Culto antichissimo, che risale al famoso periodo della lotta iconoclasta, periodo nel quale ci fu una disputa molto violenta intorno al culto delle immagini sacre, dove alcuni cristiani, per sfuggire alla violenza di coloro che rifiutavano la venerazione delle icone sacre e per evitare che venissero distrutte, portarono il culto di San Cuono ad Acerra, e una sacra reliquia, ancora oggi custodita. Si tratta di un osso, di un omero, oggi venerato nel duomo di Acerra.
“Fino a qualche anno fa, sia la statua lignea – dice don Domenico Cirillo, parroco dell’Annunziata – che la reliquia, erano custodite nella chiesa di San Cuono, di fronte a quella dell’Annunziata, ma il vescovo, accortosi della fatiscenza della chiesa e della necessità che venisse restaurata, ha trasportato la sacra icona e la reliquia nel Duomo”.
“A mio avviso – argomenta don Domenico – il culto di San Cuono oggi andrebbe riscoperto. C’è un gruppetto sparuto che lo conserva. Eppure sarebbe importante per Acerra riscoprire, col culto del Santo Martire, le sue radici cristiane, antichissime e di enorme importanza. Durante la seconda guerra mondiale, molti acerrani giuravano di vedere il Santo sopra la città di Acerra. Come se il santo stesse lì a proteggerla dai bombardamenti”.
“Fino ad una ventina di anni fa, la chiesa di San Cuono era retta da un Rettore, Canonico, membro del Capitolo Cattedrale. Ricordo – dice il parroco dell’Annunziata – il Canonico Petrella negli anni sessanta, canonico cantore del Capitolo Cattedrale al quale gli era stato affidato il compito di reggere la Rettoria di San Cuono. Dopo di lui Puzone e poi più nessuno”.
“Sul fatto che le statue di san Cuono e figlio abbiano il colore della pelle scura, diverse sono le ipotesi e le teorie. Il fatto che siano stati cittadini della Turchia meridionale, significa che erano un po’ più coloriti, ma non di pelle scura. Probabilmente l’artista che ha confezionato le statue, le ha dipinte così perché ha fatto riferimento ai martìri che i santi hanno subito.

Da ‘Asse Mediano’ del 10-06-2004

 

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