La scuola media di Afragola?
Tombola!
Era il mese di giugno del
lontano 1980 ed io sedevo davanti ad una fila di banchi dove dietro,
seriosi e marmorei, erano assisi i miei insegnanti con i quali avevo
trascorso tre anni del corso “B” della “Mozzillo”.
Ricordo ancora quell’aria di tensione e di stentata cattedraticità,
dove il tutto si risolveva in una asettica elencazione nozionistica
di dati, che si presumeva, avremmo dovuto aver imparato nei tre
anni trascorsi insieme. E ricordo ancora con tremore lo sbraitare
di una certa prof.ssa Morone che, attirando l’attenzione dei
colleghi contestava ad un “bravo” come me l’ignoranza
di un argomento “importantissimo”: “La funzione
del piloro”.
Non credo che da allora, nella scuola, sia cambiato molto. Prova
ne è il fatto che nell’intervistare i Presidi delle
sei scuole afragolesi, ho collezionato un caterva di denunce che
vertevano prettamente sul cattivo funzionamento della struttura
a causa della mediocre amministrazione comunale. Ecco in sintesi
il “bollettino di guerra”: alla “Rocco”
non ci sono banchi né sedie. Alla “Ciaramella”
per 860 alunni ci sono soltanto 39 aule. La “Nosengo”
è dislocata addirittura su tre plessi, tutti in affitto,
nonostante la recente ultimazione della nuova sede, che non è
utilizzabile perché mancano tutte le suppellettili didattiche.
Alla “Mozzillo” non sono stati nominati alcuni docenti
e ci sono “cattedre vacanti”, “E poi – afferma
la preside Anna Caputo – c’è l’annoso problema
delle cedole librarie, consegnate, per causa di forza maggiore,
sempre tardi, con evidenti handicaps per i beneficiari”.
Della “Settembrini” manco a parlarne: sembra la riedizione
della “Storia Infinita”, tanto numerosi e vetusti i
suoi guai, nonostante la sua sede. Non è ancora arrivato,
inoltre, il decreto per l’utilizzazione degli straordinari,
né la nomina per le cattedre “vacanti, problema questo,
che riguarda tutte le scuole in questione.
Spero che quanto vado scrivendo non dia adito a fraintendimenti:
non sto dicendo che il sovrappopolamento delle classi, la mancanza
dei banchi, sedie e strumenti didattici, la lentezza del Provveditore
a nominare nuovi insegnanti e la mancanza di aule non siano problemi;
lo sono eccome! Ma la loro risoluzione non è affatto “conditio
sine qua non”.
La scuola non è problema fine a stessa, come se per farla
funzionare bene bastasse un abile “preside-manager”
(altra idiozia di cui si parla in questi ultimi tempi!), ma è
funzionale nell’ accenzione etmologica del termine, esiste
cioè nella misura in cui riveste il ruolo di tramite, di
veicolazione e di supporto strutturale nel cui ambito – uso
le parole di Achille Correale, preside della “Ciaramella”
– “il ragazzo è l’attore e tutti siamo
delle comparse”. È il discorso della centralità
dell’ uomo e della strumentalità delle strutture (lo
affermo Cristo due millenni circa or sono: “il Sabato è
per l’uomo e non l’uomo per il Sabato”), che non
sono valide e legittimate solo se sono “per” l’uomo.
E il discorso non riguarda solo la scuola! Il perdere di vista questa
legge generale che deve sottostare ad esprimersi in ogni manifestazione
del vivere sociale, genera errori –si pensi allo “stato
etico hitleriano”, alla cantonata storico-ideologica marxiana
o alle teorizzazione liberaliste e capitaliste che, e intronizzando
il sedicente valore “possesso” a pontifex maximus della
“scala” di ciò che conta, hanno creato, in una
società dove gli ultimi baluardi assiologici erano stati
già abbattuti dall’opera dei cosiddetti “maestri
del dubbio” e dalla dilagante secolarizzazione, il malcostume
del ladrocinio a tutti i costi – che sono colpi mortali inferti
alla dignità dell’uomo e, direi di più, alla
persona.
Il progetto “DI.SCO” (Dispersione Scolastica), la legge
39 (anticamorra) e il concorso “Siani” (attività
fotografiche, laboratori ecc.) ai quali la “Rocco” con
il suo giovane preside Salvatore Ricci, ha aderito, rappresentano
i primi timidi passi sulla strada della “scuola-per-gli-alunni”;
come, del resto, le varie manifestazioni e recitals della “Ciaramella”,
presieduta da Achille Correale e le poco ostentate iniziative sostenute
da Anna Caputo, preside della “Mozzillo”.
Sono tentativi, questi, che vanno incoraggiati e sostenuti perché
da oggetto dell’ istruzione, l’alunna assurga a soggetto,
a protagonista della sua crescita in senso lato.
Menzione a parte merita l’”Europa Unita”, sita
nel quartiere “Salicelle”.
È sabato 2 ottobre e mi reco per un intervista in detta scuola
dove mi accoglie la preside Maria Tufano, che mi fa accomodare in
presidenza una sala spoglia, disadorna, depauperata delle suppellettili
da alcuni “ragazzi,forse alunni della stessa scuola –
afferma la preside – che incursioni notturne hanno fatto letteralmente
‘terra bruciata’. Le chiesi: “Mettiamo che lei
dovessi andar via da questa scuola. Quale consiglio darebbe al nuovo
preside della “Europa unita”? Mi rispose: “Io
questo materiale umano lo adoro. Adoro la loro concretezza e la
loro fantasia che spesso a noi sfugge, li adoro per il disagio del
vivere che si portano dentro. Spesso noi partiamo da pregiudizi
e non conosciamo l’immenso tesoro che ognuno di questi ragazzi
possiede. Il consiglio al nuovo preside? Spirito di dedizione e
di apertura, spirito di lavoro non legato all’orario né
allo stipendio né al binomio “diritto-dovere”
perché il nostro lavoro va al di là di tutto questo”.
Chiesi poi circa i problemi della scuola. Seguì un silenzio
di alcuni attimi:era più eloquente delle parole.
Forse rispetterò, con questo mio silenzio, quel silenzio.
Non elencherò i gravissimi e numerosi guai della “Europa
unita”.
Non ce n’è bisogno.
Da 'Afragola Oggi'
del 7-10-1993
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