Il liceo Brunelleschi nella
bufera
Afragola
- L’episodio del ritrovamento da parte della polizia, di alcune
dosi di cocaina e di vari grammi di hashish su uno dei bus che si
apprestava a condurre gli alunni del Liceo Scientifico F. Brunelleschi
sulla riviera ligure - si è parlato di una quantità
di stupefacenti il cui corrispondente valore pecuniario ammonterebbe
a tre milioni di lire circa - ha permesso di portare a galla uno
spinoso problema che viene sistematicamente occultato con il manto
di una “forzata” indifferenza di fronte al problema
da parte di una comunità civile, terrorizzata dal grosso
peso della responsabilità sociologica che verrebbe ad assumere.
“I tre pullmans che sono partiti per la riviera - afferma
uno studente che ha partecipato alla gita, ma che preferisce rimanere
nell’anonimato - dovevano essere accompagnati dalla moglie
del preside Chianese. Il fatto che all’ultimo momento l’accompagnatrice
ufficiale, precedentemente designata, abbia dato forfait rappresenta
la prova certa che il prof. Chianese sapeva benissimo quanto di
lì a poco sarebbe accaduto. Tutto questo - continua l’anonimo
alunno - permette di ipotizzare che sia stato lo stesso preside
a fare la “soffiata alla polizia”.
“La cosa strana - afferma un altro alunno - è che la
polizia dopo aver fermato i pullmans, non ha chiesto né documenti
né provenienza o altro. La prima cosa che gli agenti hanno
fatto, è stata quella di perquisire i pullmans da cima a
fondo”.
“Io ero nel primo pullmans - dice uno studente che puntualmente
evita di rivelare il suo nome - in uno di quei bus nel quale, per
intenderci, non è stato trovato niente.
Quello che so è che è stata fatta una colletta prima
della partenza - si parla di 900.000 lire - per comprare una discreta
quantità di stupefacenti da portare in gita. Sugli altri
due pullmans? Non so niente... non voglio rispondere”. “Tutti
sapevano - dice un altro studente di quarta liceo - e adesso tutti
fanno finta di scandalizzarsi. Per rendersi conto dello stato delle
cose basta passare per la piazza in qualsiasi ora del giorno per
sentirsi rivolgere da qualche liceale domande del tipo “ Frà,
tien nà cartin?”.
La percentuale di quelli che fumano hashish, infatti, è molto
alta - continua l’anonimo studente - sono più di un
centinaio, su una popolazione scolastica di circa 1370 studenti”.
La cosa è abbastanza grave. Il costume di fumare “droghe
leggere” sembrerebbe diffusissimo tra i giovani, liceali e
non; dato confermato da un tabaccaio cittadino - anonimo, ovviamente
- che giura sulla vendita quotidiana di un enorme quantità
di “cartine per spinelli”. In tutta Afragola verrebbero
vendute circa 500 “cartine” al giorno.
Il “trend” più alto di vendita si raggiungerebbe
nella fascia oraria che va dalle 12,30 alle 14,00 e in quella che
va dalle 20,00 alle 22,30. Gli acquirenti? Ragazzi ben vestiti,
dai 14 ai 25 anni.
“Non è vero assolutamente niente! - tuona il vicepreside
del Liceo, prof. Luigi Piccirilli -. E’ tutta una montatura
giornalistica . Smentisco categoricamente e con tutta la mia forza
queste voci insulse che vogliono infangare la nostra scuola. Le
accuse di questi alunni (ascoltate in precedenza n.d.r.)- continua
il Vice Preside- sono criminose nei riguardi del Liceo. Personalmente
non ho mai - dico mai - avuto occasione di sorprendere alunni a
drogarsi o a fumare sostanze stupefacenti. Se esiste un problema
del genere, certamente è esterno alla scuola”.
“Il problema indubbiamente si è presentato alla ribalta
- afferma il prof. Renato Rizzuto, presidente del 28° Distretto
Scolastico - e sarebbe da sciocchi far finta di non vedere. In merito
alla Questione “Liceo” - dice il presidente Rizzuto
- ho convocato la giunta del consiglio distrettuale per il giorno
23 c. m., ma certamente non possiamo fare più di quanto è
in nostro potere . Ad ognuno è dato di intervenire in base
alle competenze specifiche.
Come scuola - continua Rizzuto - possiamo agire nell’ambito
dell’informazione e della prevenzione, magari con seminari,
convegni, incontri, per meglio sensibilizzare i ragazzi sulla gravità
del problema”.
“Forse qualcuno ha intenzione di infangare la nostra scuola
- afferma Vincenzo Puzio, studente della V C - creando intorno a
questo episodio una grande bagarre”.
Della stessa opinione sembra Mimmo Gaudiello, rappresentante dell’Istituto
e studente del quarto anno. "Mi dà fastidio che si vuole
fare di tutt'erba un fascio. Gli studenti del Liceo fanno uso di
droga? Bene. La colpa è della Scuola che è venuta
meno alla sua missione necessitante, travisando il suo ruolo. Manca
completamente qualsiasi tipo di approccio interrelazionale tra la
vita vissuta, tra quello che continuamente ci sforziamo di realizzare
- seminari, giornalino, iniziative ambientalistiche, CIC (Centro
Informazioni e Consulenza) - e la lezione fatta in classe . Tutto
questo, però, non legittima assolutamente l’atteggiamento
disfattista - si consideri il grosso polverone alzato dalla stampa
locale - di chi cerca di demonizzare la scuola pubblica, forse in
base a qualche interesse politico-ideologico”.
Tutta questa vicenda, comunque, non può non suscitare perplessità.
L’atteggiamento del Preside Chianese che si trincera dietro
al “mal comune, mezzo gaudio” non chiude assolutamente
il discorso; lo rilancia, al contrario, nella sua drammaticità
di grave questione sociale, con cui la comunità cittadina
e il mondo della scuola ha il dovere di confrontarsi, evitando,
peraltro, atteggiamenti moralistici e censori. Il problema va visto
nel contesto di una società consumistica e di una cultura
per la quale il possedere e il consumare conta di più che
non l’essere (limite di Fromm) o, ancora di più, che
il donare. Per questa cultura la ricerca egoistica ed esclusiva
della propria auto-realizzazione è consciamente o inconsciamente
il leitmotiv.
“Non ho mai sentito di un mio amico che abbia fumato dell’hashish
da solo. L’unico motivo perchè si fuma di questa roba
- afferma uno studente liceale che ammette di aver fatto spesso
uso di “spinelli” - è un atteggiamento di esibizionismo.
Chi "fuma" è "figlio di..." (espressione
gergale che designa il saperci fare, l’essere “uno buono”
n.d.r.)”... che tristezza.
Da 'Afragola oggi' del 22-05-1994
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