Sul diluvio dell'indifferenza galleggia l'A.R.C.A. della cultura

“Riscoprire il proprio patrimonio storico, artistico, culturale, architettonico (...) diventa strumento necessario per il recupero di quei valori che una società altamente tecnologica sta disattendendo da tempo. Rivalutare le proprie radici (...) è la riscoperta di quella dignità di valori che fa dell’individuo l’Uomo (...), identità necessaria per partecipare come soggetto critico del sociale”. Sono, queste, le parole pronunciate dal Presidente dell’A.R.C.A., Prof.ssa Filomena Barisciano Sabato scorso nella chiesa di S.Giorgio, proclamate a mò di magna charta ad una platea attenta e numerosissima di alunni docenti e cittadini afragolesi, paradigma e compendio di quel momento magico ed entusiasta che si concretizzava in quel incontro a S.Giorgio nel quale convergevano anni di lavoro, speranze, lotte.
Nella nostra “società complessa”, il quotidiano nel quale siamo immersi è caratterizzato dalla crisi delle tradizionali istituzioni (partiti, sindacati, Chiese) che in passato più o meno recente monopolizzavano la vita e la coscienza della maggioranza delle persone assurgendo a referenti così saldi che intorno ad essi, l’uno e l’altra potevano organizzarsi in maniera unitaria. Nella caotica molteplicità sociale contemporanea al contrario, l’uomo perde la sua identità di persona, cercando la pienezza e l’unitarietà di una vita che sente continuamente sfuggirgli. Viene a scardinarsi in tal modo, l’autonomia dell’individuo, che viene trascinato dall’impetuosa corrente di un divenire privo di senso, che rompendo gli argini per la sua veemenza, si trasforma nella palude della massificazione degradante “piena - come ho affermato in precedenza - di rane gracidanti che la fanno da padrone”. E allora Milan Kundera può affermare nell’incipit della Insostenibile leggerezza dell’essere: “La vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile ad un ombra, è priva di peso, e già morta in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla”. Ci troviamo sulla torre del castello senza fondamenta del nichilismo ontologico e antropologico: siamo, a piangere, sulla tomba dell’uomo. E’ quanto - sintetizzando quello che oggi si sta verificando - afferma Garaudy, un pensatore contemporaneo: “Ai nostri giorni, piuttosto che la morte di Dio, viene proclamata la fine dell’uomo (...) L’uomo sta per scomparire”.
Quello che è successo Sabato mattina a S.Giorgio per ciò è qualcosa di più di una semplice manifestazione: è il rifiuto di questa fantasmagorica di immagini, sensazioni, emozioni che vanno al dil là del momento che si sta vivendo, dell’”orizzonte del quotidiano”; è il rifiuto insomma, della “cultura dell’effimere”. “per questo l’A.R.C.A.” - afferma Barsciano - di concreto con il Distretto Scolastico numero 28 di Afragola a ritenuto doveroso seguire nella Città di Afragola, l’iniziativa encomiabile della Fondazione Napoli99 : “La scuola adotta un monumento”.
Adozione - continua il Presidente dell’A.R.C.A. - intesa non come gestione del monumento, ma come conoscenza per la tutela e la salvaguardia del proprio patrimonio da ulteriore degrado. Riappropriazione della propria memoria storica per una proiezione, la più positiva, nel Village Global”. La Barisciano, che con il suo intervento polarizza l’attenzione della platea, sottolinea: “I monumenti, i reparti vanno rivalutati, specialmente in questo momento di involuzione; è al contrario scoperta della nostra identità, valore che ci aiuta a vivere, a proiettarci nel futuro senza condizionamenti e prevaricazioni”.
E’ quanto ribadisce, nel successivo intervento, il Prof. Renato Rizzuto, presidente del 28° Distretto Scolastico, che incentrando il suo discorso sul ruolo che la scuola dovrebbe sostenere “educando alla speranza”, chi osa sulle difficoltà operative di tale istituzione che fungendo da “cassa di risonanza della società”, ne soffre tutti i disagi. Forte è l’emozione che traluce - nel successivo intervento - dalle parole dell’>Ispettrice Maria Lombardi. “Questi alunni - afferma - mi danno il grande conforto di poter constatare un grande interesse per certe domande che l’uomo si pone e alle quali spesso non sa dare una risposta: “Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?”” e rivolgendosi agli alunni presenti continua: “Mi sembra di ripercorrere nei vostri occhi quelle stesse strade, di vedere quegli edifici dove altri, i vostri padri, hanno cominciato, hanno pregato, hanno pianto, hanno sperato. Abbiamo bisogno di voi - continua la Lombardi - perché vostro è lo esprit de finesse per mezzo del quale potete regalarci quelle emozioni indefinibili e particolari che, soli possedete”. Ritornando sulla centralità della scuola, incalza Virginia Zamparelli, in rappresentanza del Ministero della Pubblica Istruzione, con un intervento seguito con molta attenzione per il linguaggio semplice e, perchè no, simpatico. “La scuola - dice - è l’elemento più importante di qualsiasi paese, luogo dove si può, anzi si deve, star bene. Quello che stiamo facendo stamane - continua - non è altra cosa, ma è un modo di fare scuola, perchè il monumento ci appartiene, è parte di noi stessi e della nostra cultura”.
“Se vi si sta invitando a riscoprire, a pensare, a capire - afferma Antonio Gambuti, direttore didattico del I Circolo - se vi si sta invitando ad amare, cari ragazzi, anch’io - età permettendo - sono uno di voi”.
Diventare paladini e custodi del nostro patrimonio storico-culturale cittadino, è lo slogan che lancia con forza, oltre a Gambuti, la dott.ssa Tufano, Preside della “Europa Unita” in un accurato appello a non abbandonare un altro monumento, un “monumento umano”, vivente: gli abitanti del quartiere “salicelle”. Un incentivo a fare di più, a no fermarsi, a far scorrere la fantasia, viene espresso nell’intervento di Mirella Stampa Barracco, Presidente della Fondazione Napoli99 che, compiacendoci per la presenza del 99% delle scuole afragolesi (quando l’iniziativa si tenne a Napoli, erano presente appena un terzo delle scuole della città) ha promesso di ritornare fra due anni, per raccogliere i frutti di questo lavoro. Nel panorama delle scuole nostrane, quel “buco” a cui accenna la Barracco è costituito dalla assenza della scuola media “Mozzillo”. Pur rispettando la scelta della Preside Caputo devo precisare che non la condivido affatto.
La Dtt.ssa Falco, coordinatore del settore didattico della Soprintendenza dei Beni Archeologici e la Dott.ssa Filomena Sardella , della sovrintendenza dei Beni Ambientali Architettonici di Napoli, riprendendo il concetto dell’insostituibilità del ruolo della scuola nella società contemporanea hanno rafforzato l’idea e sottolineato l’importanza della riscoperta dell’identità nella storia, per non soccombere alienante modello egemone di turno.
“L’iniziativa - dice concludendo la Barisciano, dopo aver letto un telegramma augurale inviato dal Rettore dell’Università Federico II, Carlo Ciliberto - è finalizzata all’amore per la propria terra, perchè qui ci sono ricordi, esperienze, amori. La scuola conclude - ha, con questa iniziativa, recuperato tutta la sua centralità e penso che questo sia solo l’inizio...”.
E’ stato un giorno carico di emozioni, di applausi, di gioia e tra saluti e strette di mano dopo la cerimonia di assegnazione dei monumenti, ci si dava appuntamento a Sabato 23 per “Monumenti Porte aperte”. Afragola ritrovava, in quell’espressione culturale, la sua identità storica e tutti, dai relatori agli insegnanti convenuti alla manifestazione, non trovavano le parole per esprimere la gioia, nel vedere la chiesa stracolma di alunni che applaudivano ogni intervento, come non mai pionieri di un apparato teoretico estraneo ed alienante, per fare appello al cuore, al cuore di un popolo desideroso di affrancarsi dallo scarso di un degrado culturale che per decenni ha pontificato.
Questo atteggiamento di cui sopra è compendiato nella figura del Sindaco di Afragola, Ipostatizzazione paradigmatica dell’indifferenza che, udite udite, Sabato mattina era assente. Tra il disappunto della platea e dell’intellighentia convenuta che si rivolgeva ad un popolo non rappresentato, ma che, nel breve intervento dell’Assessore alla pubblica Istruzione Di Mauro, ha percepito in tutta la sua gravità l’imbarazzo e la povertà di una classe dirigente che ormai parla sghimbescio, sommersa da una forza travolgente che oggi si muove e fa rumore e che, non esaurendosi nella condanna e nel giudizio, fattivamente e operativamente si muove, mettendo a nudo un immobilismo politico che puzza di morte.
Questa forza di cui incomincia a sentire il calore è il mondo dei giovani, con tutta l’energia degli irruenti e non codificabili moti interni di essa. E’ lo esprit de finesse - come ha affermato l’Ispettrice Mara Lombardi, il secondo mondo hessiano di “Demian”, l’epitaffio kantiano, la storia intesa come geschichte (concepita esperienzialmente come memoriale, come tradizione, “sentita” e non per questo meno “vero” della historische - cronologia dei fatti - ), il corpo personale sentito come leib e non Korper, la theoria platonica l’amore (come ha sottolineato la Zamparelli), che trascende i secoli affrancando la storia dalla schiavitù dell’oblio e dall’abisso della dimenticanza, attraverso il quale si può sentire palpitare il cuore dei nostri padri e predecessori. Così si apre all’uomo un orizzonte infinito che lo definisce in quanto uomo; l’uomo non è soltanto quello che è, è anche tutto ciò che non è, tutto ciò che ancora gli manca, il suo passato, il suo presente, il suo futuro.
Questo quid noi “grandi”, irretiti nelle magli del nostro tecnicismo arido e superficiale, non avremo giammai la capacita di cogliere e fino in fondo, nei meandri tortuosi e negli anfratti reconditi di una verità che umilmente si scopre solo attraverso i limiti e il travaglio di una ricerca incessante.


Da 'Afragola oggi' del 21-10-1993


Home