Maometto ad Afragola

Problemi di integrazione della comunità musulmana afragolese

Un dato che non può essere rilevato in tutta la sua pregnanza, soprattutto per le conseguenze che da esso derivano. Si tratta del dinamismo numerico di una realtà che ci riguarda sempre più da vicino, anche come afragolesi: L’Islàm e i suoi fedeli. Si è d’accordo oggi a riconoscere che ci sono nel mondo 900milioni di musulmani. Alcuni specialisti degni di fiducia parlano di 1miliardo (cfr. “ALI MERAD. L’Islàm Contemporain, Paris, PUF, 1984,109.). E’ meno dei cristiani presi tutti insieme (1miliardo e 600milioni), ma è più dei cattolici presi separatamente. In effetti, le ultime statistiche pubblicate dalla Santa Sede riportano la cifra di 820milioni di cattolici. Ma la cosa più importante è che questa crescita numerica dell’Islàm è molto più rapida di quella del mondo cristiano tenuto conto dei tassi di progressione demografica delle regioni del mondo nelle quali vivono i musulmani (tessier h., Il cristiano interrogato dall’Islàm; uno sforzo cristiano di comprensione dell’Islàm. “Se comprendere” XXXVII 1992 I, 1-2). C’eravamo abituati a considerare che l’Islàm fosse soprattutto impiantato in una zona geografica particolare, quella che separa l’emisfero nord dall’equatore, dal Senegal all’Indonesia; ma questo punto di vista deve essere oggi rivisto. Solo ad Afragola, se vogliamo entrare in un discorso che ci riguarda più da vicino, vivono circa 400 musulmani; una minoranza religiosa di tutto rispetto se consideriamo i suoi tassi di crescita vertiginosi e le sue implicanze socio-politiche. E’ un impasse che noi cattolici (o meglio: occidentali di cultura cattolica) abbiamo per fortuna risolto, per mezzo di un percorso storico (secolarizzazione) successivamente teorizzato dalla mensa teologica, che emancipava la spada spirituale dalle incombenze temporali. Per il mondo islamico, invece, il problema si pone tuttora e con rediviva forza, soprattutto in quest’ultimo lasso temporale, periodo di fondamentalismi e intolleranze che lasciano (specialmente per quel che riguarda la controparte musulmana) poco spazio al dialogo e al confronto. In parole povere l’Islàm, malgrado le numerose somiglianze col cristianesimo, resta impermeabile ad esso, chiuso in un compartimento stagno che svilisce, in atteggiamenti totalizzati e totalitaristici, ogni sforzo che tenti di conciliare le posizioni moderne sui diritti dell’uomo con i diritti di Dio. Il diritto musulmano classico, infatti, prevede pene precise per un certo numeri di delitti: la pena di morte per l’apostasia e la bestemmia (vedi la condanna capitale che pende sul capo dell’autore di “Versetti Satanici” ecc.), la lapidazione per l’adultero sposato; l’amputazione per il ladro; la flagellazione ecc. Queste prescrizioni, dal punto di vista degli specialisti della legge musulmana, hanno un fondamento, sia nel Corano, sia nei “Detti dei Profeti” (hadìt). In pratica la rivendicazione dei gruppi islamici moderni è di ristabilire la Legge musulmana nella sua totalità, compresa nel capitolo molto particolare delle pene legali (houdooud). C’è in questo punto una distanza totale tra il punto di vista di un uomo moderno e quello dei giuristi islamici. I primi partono dall’inviolabilità di ogni persona. I secondi da una parola che viene da Dio e organizza la vita dell’uomo con una saggezza divina che non si può sindacare (cfr. tessier h., cit.,52). Il risultato non può che essere questo: per il buon musulmano non può esistere uno stato laico e pluralista; non avrebbe senso. “Ad Afragola mi trovo bene – afferma Mohamed, marocchino residente nella nostra città da più di 3 anni – e non ho mai subito angherie o avuto problemi razziali. Vendo sigarette di contrabbando e guadagno quaranta-cinquantamila lire al giorno. In questo modo – continua Maometto, che in Italia si fa chiamare Ivan – riesco a pagare l’affitto di un appartamento a Piazza Castello che condivido con altri connazionali. Pago 150mila lire al mese e quello che resta lo “conservo”. Non è difficile scorgere negli occhi di Maometto una profonda nostalgia della sua terra, e alla mia domanda in tal senso mi risponde confermando le mie impressioni. “La mia mente è rivolta alla mia terra e alla mia religione che da tempo non pratico più con assiduità. Ritornerò presto all’Islàm, da cui sto lontano, mio malgrado, con molta sofferenza”.
Per i musulmani l’identificazione tra cultura occidentale e cristianesimo è totale e anche Mohamed, in risposta alla mia domanda sull’eventualità di un dialogo o almeno sulla possibilità di una pacifica convivenza, si mostra fedele a questa concezione. “I cristiani hanno modificato e corretto la Bibbia, stravolgendone il significato – dice il marocchino, mostrando di essere a conoscenza della concezione musulmana secondo cui ebrei e cristiani hanno falsificato i libri Santi, riportata peraltro dallo stesso Corano – e quindi non può esserci nessun dialogo. Come è possibile, inoltre, una pacifica convivenza – continua il nostro – e tollerare donne che vanno in giro quasi nude e senza scrupoli? Di questo passo dove andremo a finire?”. La religione “dello sforzo” (wagib); una religione che esige la sua traduzione politica, che si considera garante dell’avvenire della Religione nel mondo, che crede di assumere e portare al suo stadio ultimo la storia del monoteismo nel mondo; una religione dove non è stato risolto il grave problema interno della questione femminile, che integra definitivamente i suoi membri ed emargina gli altri; una religione che, di contro, ha enormi ricchezze, enormi valori, immensi tesori spirituali inesplorati e sconosciuti. Ecco a tratti brevissimi un quadro dell’Islàm; il quadro di un incontro che si fa giorno per giorno sempre più indispensabile, ma sempre più difficile. Tutto questo mentre il Governo italiano,secondo voci insistenti e fondate prepara dure leggi contro la “facile” immigrazione di extracomunitari contribuendo ad eccitare una tensione inter-etnica che già vive su un delicato equilibrio.
Un giorno camminavo nel deserto e intravidi un uomo da lontano. “Forse è un nemico” – pensai – e mi armai di tutto punto. Poi vidi meglio ed era un semplice viandante e posai la spada. Ma appena si avvicinò di più, mi accorsi che era un amico e lo abbracciai. (Storiella raccontatami da un muftì musulmano ad un incontro inter-religioso).


Da 'Afragola oggi' del 09-10-1994

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