La politica? Per noi è
anche saggezza
La scorsa settimana sono
stato colpito da un articolo pubblicato sul “Confronto Nuovo”,
a firma di Francesco Petrellese dal titolo “Scegliere... per
non essere scelti” e, come altre volte, tentiamo di trarre
da un piccolo fatto qualche indicazione che vada un po’ più
oltre di esso; in cerca di coordinate per fare il punto.
L’articolo, per sintetizzare al massimo, partendo da un atteggiamento
di sollecitudine dettato da una sincera - credo - ispirazione ai
principi del cattolicesimo, invitava a “lasciare da parte
ogni timore, a rimboccarsi le maniche e a non credere ancora gli
altri per non arrendersi alla cattiva politica”. Scegliere
i impegnarsi più direttamente, insomma, ed esser-ci, per
non abbandonare il campo ad intrallazzi e politicanti che poco hanno
a cuore il bene comune.
Qualcosa però, nella strutturazione dello scritto, peraltro
molto bello e significativo, sembrava non convincermi: forse l’epilogo
generalizzante che, nel contesto di una tesi ben strutturata, sembrava
tarpare le ali ad una ulteriore riflessione che sarebbe potuta scaturire.
Niente da eccepire in merito alla affermazione che bisogna sbarrare
il passo ai soliti e vecchi personaggi della politica afragolese,
ma stiamo attenti alle generalizzazioni che sanno di qualunquismo,
specialmente se il discorso parte da certi ambienti. Si potrebbe
rischiare di prestare il braccio alla superficialità e all’insipienza
di invettive a trecentosessanta gradi che spesso siamo costretti
a sorbire, proclamate a mò di intercalare dall’improvvisato
oratore di turno.
Oggi, come dicevo nell’articolo da me redatto e pubblicato
sullo scorso numero di questo giornale, si assiste ad un fenomeno
di massificazione cognitiva e di inabissamento noetico. Si assiste,
inermi, all’annichilimento della storia la quale esiste solo
nella misura in cui si fa di essa memoriale e si ri-evoca. Si attuerebbe,
in questo modo il descensus at inferos, l’avatara vishnuiana,
la mirabile condiscendenza del presente che irrompe nell’ade
etonia del passato che l’uomo, il cristiano a maggior ragione,
ha il dovere di realizzare per porsi correttamente nella dimensione
temporale. Altrimenti c’è lo sradicamento alienante
dell’essere senza senso che circola oggi per le strade delle
irreali metropoli contemporanee.
Abbiamo già varcato la soglia di una realtà che corre
sempre più verso la virtualità esistenziale, verso
un mondo fittizio che rivive oniricamente il vissuto in una dimensione
le cui cordinate di riferimento non sono in asse con la realtà.
Gli effetti che ne derivano potrebbero essere identificati nella
iperdilazione del presente, nel nichilismo pragmatico, nell’agnostilismo
ontologico, nel fattuale handicap interrelazionale che sfocia nell’assenza
di effettive capacità comunicative e nella solitudine esistenziale.
Mi sembra di risentire la lontana eco dell’aforisma gorgiano:
“Niente è, se pure fosse non sarebbe conoscibile, se
pure fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile”. Ne deriva
lo svilimento e la depauperazione del valore “vecchiaia”,
trait-d’union tra il presente e il vitale passato, scrigno
dell’esperienza, apogeo della saggezza e sacrario dei preziosi
elementi della Tradizione.
Lo scenario, in risposta, assume i toni di un incubo che marginalizza
tutto quello che non si presenta con i tratti dell’iperattivismo
(si tratterebbe, come ho scritto in precedenti contributi, dello
svilimento della dimensione noetica ai danni di quella dinamica)
e del nuovo a tutti i costi, altra moda e luogo comune dell’aberrazione
politico-culturale contemporanea; nuovo, che di solito cammina in
simbiosi con giovane, incompetenza e arrivismo.
Allora, cari amici cattolici, cerchiamo di non fare confusione né
di fare di tutt’erba un fascio. Cerchiamo di stare attenti
a quello che diciamo e/o scriviamo e non prendiamo posizione solo
per far proseliti o per cercare consenso a tutti i costi e-mi si
scusi per il bisticcio di parole - costi quel che costi. La nostra
missione riveste carattere prioritario di profezia e di vox clamandi
in deserto, anche se spesso non veniamo compresi o non seguiamo
la corrente.
Anche questo...anzi, soprattutto questo è “Scegliere...per
non essere scelti”.
Da 'Afragola oggi' del 18-12-1994
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