Gli afragolesi e la magia

Da un nostro recente sondaggio circa il 50% degli afragolese consulta maghi e fattucchieri

Nella tranquilla vita cittadina della nostra Afragola, va prendendo corpo un’ogiva arcana, un universo ctonio dominato da figure umbratili, evocazioni ectoplasmatiche di uno Sheòl ormai occultato nei reconditi recessi di una civiltà iper-cibemetica e ultra-cinematica che non ha il tempo di soffermarsi sui suoi sottoprodotti.Questo mondo sotterraneo - parlo della magia - che prolifica a mo’ di cancro informe, nutrendosi di una sub-cultura che affonda le sue radici nella notte dei tempi, resiste tuttora, nella complessa e secolarizzata società capitalistica.Stando ad un personale sondaggio nell’ambito del territorio afragolese, non posso non esternare il mio rammarico nel constatare che circa il 50% dei nostri concittadini si rivolge regolarmente ad un “mago” o lo ha consultato almeno una volta nella vita.
Il dato, che lascia col fiato sospeso, non può essere sottovalutato né stigmatizzato a-priori con un atteggiamento di indifferenza mirante a “snobbare” un diffuso quanto aiuto; al contrario di quello che si potrebbe pensare, però, noi ci riferiamo ad un preciso grave costume nostrano; va al contrario analizzato scientificamente, applicando una sorta di “epochè” etica così da non ingenerare atteggiamenti moralistici, che correrebbero il rischio di precludere, a qualsivoglia tentativo di promozione culturale, il valido apporto di una previa analisi sociologica “sul campo”.La magia affonda le sue radici nella notte dei tempi, eppure resiste tuttora, nella complessa società telematica che si avvia verso il terzo millennio.Dobbiamo desumere che il comportamento magico sia rimasto simile in tutte le epoche, basando la propria forza sulla convinzione di poter estendere il dominio umano sul mondo mediante pratiche rituali. In questo risiede la diversità tra magia e religione: mentre la seconda propone un mondo sovrannaturale a cui il credente si affida con senso di dipendenza, la prima è libera al contrario di quello che affermano gli stessi maghi - da ogni dipendenza dal divino, da ogni istanza morale.<<I miei poteri di “magista” (questa definizione potrebbe essere più appropriata di quella di “mago” in quanto abbraccerebbe tutte le arti magiche, esorcismo incluso) Sono naturalmente insiti nella mia persona - afferma mago Enzo, che si avvale di due collaboratori (una vera e propria equipe) e opera in tre studi diversi, di cui uno dislocato ad Afragola in via Roma - e sono probabilmente dovuti ad un fattore ereditario. Anche la mia bisnonna, infatti, era una “fattucchiera”.
Lo ammetto, - continua il “magista” Enzo - sono tante le persone che chiedono il nostro aiuto; al contrario di quello che si potrebbe pensare, però, noi ci riferiamo ad un preciso codice etico; non abbiamo mai operato con la magia cosiddetta “nera”, anche se non farei questa distinzione perché la magia è unica. Niente “fatture” quindi, anche se clienti, disposti a pagare qualsiasi prezzo, le hanno chieste.Come ci poniamo di fronte alla Chiesa? Siamo cristiani credenti - puntualizza il “mago” - anche se non andiamo a messa. Compiamo inoltre molti esorcismi, ma questo potere, purtroppo, non ci viene riconosciuto ufficialmente>>.<<La scienza - afferma Antonio, magista dell’equipe presente nell’alcova afragolese- è un altro problema. Il fatto è che gli scienziati non accettano la dimensione spirituale nel suo insieme. Il discorso, quindi, è perso in partenza>>.<<Ci sono molti ciarlatani - ammetta “mago” Enzo e di questo ne prendiamo atto. Questo però non inficia il discorso della magia in generale. Il nostro operato si avvale di “sedute salomoniche”, di studi su “bibbie apocrife”, di studi che attingono a testi assiro-babilonesi. Crediamo nella “metempsicosi” (reincarnazione o trasmigrazione delle anime) - continua il Nostro che per fortuna non ha tirato in ballo il “karma” o i “Veda” - , nella teandricità dell’essere umano (chi non ricorda la ultra-bimillenaria cosmologia empedoclea dei famosi quattro elementi “acqua-aria-terra- fuoco” studiata al liceo? Ndr), nella triadicità demonologica (Satana-Astarot-Lillit) e nella efficacia dei talismani “personalizzati”. Se abbiamo paura di Satana? - si domanda retoricamente un componente della “equipe magista” - No, assolutamente. Di Dio si, perché è l’unico che ha il potere di uccidere l’anima e il corpo>>.
Nel congedarmi da quel cenacolo misterico, emanazione arcontica di remoti eoni che mi travolgevano dal passato, omato di stole ricamate in oro, simboli arabeschi inneggianti e remote allegorie, stelle davidiche e accenni di sefiroth, un improvviso velo di nebbia si Ibrò, esitante, e nel suo ventre - oh! Quale stupore - riuscii a scorgere le evocazioni ipostatiche del “focoso” quanto famigeratio Tomàs de Torquemada e, sul retro, il campione della “stregomachìa” più efferata: Bernando Guj, circondato dall’alone di una fama più romanzesca che storiografica.
Erano triste, sbiancati in volto, quasi rimuginanti e recalcitranti contro la sorte crudele, che aveva impedito loro definitivamente - a causa del diverso “eone” (tempo o secolo) nel quale erano vissuti - di realizzare i grilli che gli saltavano per la testa.
Cercavo di convincere il mio spirito “darwinista” che era una semplice suggestione, ma la “visione” spettrale assumeva sempre più i contorni nitidi di una cruda realtà. Era l’allegoria che rinnegava se stessa, che dall’abisso scalava la vetta, che da vuota si riempiva.
Questa mia impotenza gnoseologica nel discernere con spirito critico su quanto visto - pensai - è forse l’effetto dell’ombra che la grande tenebra che avanza sempre più minacciosa, sta gettando su un mondo sempre più inebetito e paralizzato dall’ipnosi massmediale, di cui anch’io mi sentivo parte.
Ubi veritas? L’ombra, segno di una verità che gioca a “nascondino” ha bisogno, forse, di chi abbia buone gambe per stanarla.
L’allegoria, madre di tutti i dogmi, è la sostituzione dell’impronta al sugello, delle ombre alla realtà della menzogna.
Non ci rimane che tacere. O quam salubre, quam iucundum et suave est sedere in solitudine et tacere.
“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.


Da 'Afragola oggi' del 10-07-1994

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